Testi concessi dal Prof. Sergio Villani
OPTOMETRIA E OFTALMOMETROLOGIA - primo volume

GLI UMORI DELL'OCCHIO
L'interno dell'occhio contiene alcuni mezzi trasparenti i quali, insieme alla cornea, costituiscono il sistema diottrico dell'occhio. A parte il cristallino, del quale abbiamo già parlato, gli altri mezzi sono: l'amor acqueo e l'amor vitreo. L'aspetto di questi due umori è fisicamente diverso. L'amor acqueo è (come lascia intendere la parola) un liquido paragonabile all'acqua; riempie la camera anteriore, quella posteriore e costituisce la parte liquida dell'amor vitreo. In esso sono scarsissime le sostanze proteiche e albuminoidi, ma è ricco di cloruro di sodio. La sua funzione è di tenere la cornea e tutto il bulbo sotto adeguata tensione, agire come lubrificante dell'iride e aiutare la nutrizione della cornea e del cristallino. È secreto dagli innumerevoli vasi arteriosi del corpo ciliare per filtrazione attraverso lo strato delle cellule chiare epiteliali; una piccola parte della sua produzione è attribuita ai capillari dell'iride.

ELIMINAZIONE DELL'ACQUEO.
Nel momento della formazione di una certa quantità di acqueo, un'altrettanta quantità viene eliminata. Questo ricambio continuo è indispensabile anche ai fini della pressione endoculare. La via più importante di eliminazione è senza dubbio quella rappresentata dal trabecolato sclero-corneale che si trova nell'angolo della camera anteriore; qui l'acqueo passa nel canale di Schlemm (fig. 11-52) dal quale si riversa nel reticolo venoso intrae perisclerale. Tramite le cripte, una piccola parte si elimina attraverso le vene dell'iride. Qualora la camera anteriore venisse svuotata (conseguentemente a operazione di cataratta), l'amor acqueo si riforma in circa 45 minuti.


Questo liquido, appena formato, assomiglia più al plasma sanguigno che all'amor acqueo, avendo infatti la proprietà di coagularsi spontaneamente. Con varie tecniche, una delle quali è l'iniezione di adrenalina sotto la congiuntiva, si rallenta la produzione di amor acqueo per eccitazione del simpatico cervicale; in questo modo si impedisce anche l'aumento dell'albumina nel liquido stesso.

L'UMOR VITREO.
È composto da una massa semilluida, trasparentissima e occupa la cavità posteriore del globo oculare; in avanti è limitato dal diaframma formato dalla zonula-cristallino. Questo umore è costituito da una fine impalcatura fibrillare e da un liquido molto simile all'amor acqueo che, come questo, contiene tutti i componenti del siero sanguigno. La composizione chimica dimostra che il vitreo è sostanzialmente un colloide a cui prende parte una mucoproteina e una sostanza gelatinosa, la vitreina, molto igroscopica. Tutta la sostanza vitrea è fasciata da un involucro trasparentissimo chiamato membrana jaloidea; questa, ispessendosi nella parte anteriore, prende parte alla formazione della zonula di Zinn. Dalla papilla alla superficie posteriore del cristallino 1'umor vitreo è attraversato da un canale che in condizioni normali non è visibile data la trasparenza dei liquidi che lo riempiono; questo canale prende il nome di CANALE JALOIDEO. Alcune opacità del vitreo danno origine alle cosiddette «mosche volanti» (MIODESOPSIE). Esse sono evidenziabili soggettivamente quando si osservi, a pupilla stretta (miotica), una superficie con illuminazione uniforme. La loro forma è variabilissima e va da una serie di perline concatenate, piccoli fiocchi, granuli, filamenti, ecc.


Fig. 11-52 - Rappresentazione semischematica dell'angolo irido comeale (da Thiel).
1) trabecolato cribriforme;
2) trabecolato corneo-sclerale;
3) trabecolato uveale;
4) trabecola dell'iride;
5) tendini del muscolo ciliare;
6) vena dell'umor acqueo;
7) sperone sclerale;
8) canale di Schlemm;
9) setto sclerale;
10) anello limitante anteriore di Schwalbe; via di deflusso.

Sezione sagittale del segmento anteriore dell'occhio.
Corpo ciliare: luogo di origine e vie di deflusso dell'umor acqueo; in camera anteriore: circolazione termica dell'umor acqueo.

Sono considerate come piccole particelle di sangue passate nel vitreo attraverso i vasi coroidali, o come accumuli di cellule che migrano nel vitreo; un'ultima teoria considera che le miodesopsie siano composte da sostanze proteiche normalmente presenti nel plasma e che dopo filtrazione dell'endotelio possono subito coagulare e subire poi ulteriori trasformazioni. La loro origine pare legata a stati di ipo-o ipertensione arteriosa, stitichezza, miopia, sforzi visivi dovuti a eccessiva applicazione, o a difetti visivi non- o mal corretti. Queste opacità possono essere presenti anche in soggetti del tutto normali. La loro osservazione con l'oftalmoscopio è molto spesso disagevole. Con l'uso dell'oftalmoscopio elettrico e per mezzo delle lenti della testina, si può fuocheggiare sui vati strati vitreali e scoprire più facilmente la loro localizzazione. Quando si tratta di emorragie la scomparsa dei corpuscoli è legata al riassorbimento delle stesse da parte dell'organismo.

FLUIDIFICAZIONE DELL'UMOR VITREO.
Se l'impalcatura filare si disgrega, il vitreo diviene una massa totalmente, o parzialmente fluida; le opacità, in questo caso, si presentano molto mobili quando si muovono gli occhi. Se per cause traumatiche si produce una ferita penetrante si ha fuoriuscita di vitreo; esso non si riforma più, ma viene sostituito dall'umor acqueo e il tono endoculare può essere così ripristinato (circa 16 mm Hg).