Testi concessi
dal Prof. Sergio Villani
OPTOMETRIA
E OFTALMOMETROLOGIA - primo volume
Definizione
Con il nome di presbiopia si definisce la condizione nella quale il punto
prossimo dell'occhio si trova ad una distanza minima (presbiopia incipiente)
di 25 cm dall'occhio stesso e una massima (minima accomodazione) che teoricamente
è l'infinito, ma che in pratica non supera i 2,5 m. Quindi la presbiopia
inizia quando il potere accomodativo comincia ad essere inferiore alle
4,00 D. Questa definizione basata sulla recessione del punto prossimo,
è da ritenere abbastanza soddisfacente, ma come tutte le cose che vanno
bene per la media degli individui ha i suoi inconvenienti. Nella pratica
si incontra spesso qualche variante a quanto convenzionalmente prefissato.
Così i 25 cm sono stati presi perché corrispondono a 4,00 D di accomodazione
e queste, a loro volta, ci sono necessarie perché di questo totale se
ne possono usare solo i 2/3 i quali corrispondono a 2,66 D che a loro
volta consentono di leggere a 37 cm senza dover accusare eccessivo disturbo
alla muscolatura ciliare. Ovviamente i 37 cm presi come distanza di lettura
a qualcuno possono anche andar bene, ma se dovessimo costringere a questa
distanza sia persone con braccia lunghe sia quelle con braccia corte,
sicuramente non accontenteremmo nessuno. Dal punto di vista pratico si
potrebbe perciò definire la presbiopia come quella condizione dovuta all'età,
in cui l'accomodazione non è più sufficiente a dare una visione nitida
e confortevole alla distanza di lettura, per quell'individuo; poiché una
definizione deve essere valida per tutti, appare ovvio che per svincolare
la presbiopia dagli effetti delle ametropie, dalla profondità di campo
provocata dalla miosi e dall'aumento della risoluzione visiva data dall'aumento
della luminanza, dovremmo essere in grado di misurare il vero grado dell'accomodazione.
Per ora ciò è possibile, con un'approssimazione non del tutto soddisfacente,
ricorrendo alla ciclografia di impedenza (pletismografia).
La condizione
ottica
Benché la potenza ottica statica dell'occhio sia sufficiente a portare
a fuoco sulla retina i raggi che ad essa arrivano parallelamente, non
c'è possibilità di fare altrettanto con i raggi che provengono da oggetti
posti a distanza finita anche quando è stata messa in atto tutta l'accomodazione
presente. La
fig. 22-1 mostra questa condizione abbastanza chiaramente.
In realtà con la figura non si può raggiungere lo scopo altrettanto bene
come si fa a parole, perché un oggetto posto a 25 cm dall'occhio va a
formare la sua immagine a fuoco sulla retina usando 4,00 D di accomodazione
e queste rappresentano il limite di inizio della presbiopia; se però consideriamo
che l'accomodazione può essere usata a lungo senza risentire eccessivi
fastidi, solo se la parte impiegata non è maggiore dei 2/3 di quella totale
presente, si capisce che un individuo può essere presbite anche se riesce
a portare a fuoco sulla retina le immagini degli oggetti vicini.
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Fig.
22-1 - Andamento ottico geometrico della formazione dell'immagine
in un occhio presbite quando l'oggetto è posto a distanza finita davanti
all'occhio stesso. |
La presbiopia
si può anche illustrare con una lente positiva posta davanti ad uno schermo
che si trova nel suo fuoco immagine quando si fanno arrivare raggi da
un oggetto posto
oltre i 4 m (infinito ottico per l'occhio); in queste condizioni l'immagine
dell'oggetto è a fuoco sullo schermo, ma via via che si avvicina l'oggetto
alla lente, sullo schermo si avrà un'immagine sempre più sfuocata.
Causa
della presbiopia
La causa che produce la presbiopia è la perdita del potere accomodativo
da parte del cristallino, che a sua volta dipende dall'indurimento di
quest'ultimo. L'indurimento, o la perdita di elasticità, o plasticità,
si inizia già nella vita fetale (fin dall'ottavo mese) e, salvo casi patologici,
prosegue inesorabilmente per tutta la vita dell'individuo. Naturalmente
ci sono periodi della vita in cui queste variazioni sono lentissime ed
altri in cui sono relativamente più rapide; in generale il processo sarà
sempre meno rapido con l'avanzare dell'età. Nei primi 30-35 anni di vita
questo indurimento non è considerato un difetto, a meno che non sia associato
ad ipermetropia, perché la visione da vicino è svolta normalmente senza
difficoltà ed è possibile fuocheggiare per le altre distanze intermedie.
Una volta si pensava che il processo della presbiopia fosse accelerato
dalla perdita di tonicità del muscolo ciliare, ma dopo aver constatato
che a 65 - 70 anni l'azione accomodativi è quasi cessata pur essendo a
questa età ancora presente una notevole tonicità ed elasticità di tutta
la muscolatura, questa teoria ha perduto moltissimi dei suoi sostenitori.
Una considerazione deve essere fatta anche per la perdita di potenza del
cristallino, dovuta a modificazione delle sue facce, per l'accrescimento
della corticale in zona marginale; questo fatto causa ipermetropia acquisita
e non presbiopia! Poiché il meccanismo dell'accomodazione (vedi fisiologia)
non è ancora completamento chiarito, possiamo concludere dicendo che la
causa provocante la perdita di elasticità (sclerosi) del cristallino è
l'unica responsabile della perdita dell'accomodazione e quindi della presbiopia.
La presbiopia è indipendente dallo stato rifrattivo dei due occhi, poiché
essa appare tanto in occhi emmetropi quanto in quelli ametropi e non è
influenzata dal fatto che nell'occhio sia presente astigmatismo, ipermetropia,
o miopia. Una distinzione va fatta anche tra presbiopia ed ipermetropia
acquisita; quest'ultima è un difetto rifrattivo statico, mentre la presbiopia
no, essa è solo un difetto (perdita) dell'accomodazione.
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