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Perciò, nell’ipermetropia di
0,50 D sarà esercitata accomodazione di 0,50 D per visione all'infinito,
se invece l’ipermetropia è di 4,00 D, l'accomodazione, nelle stesse condizioni,
sarà di 4,00 D. Per distanze finite (otticamente
si considerano meno di 4 m) l'accomodazione esercitata sarà maggiore nell'occhio
ipermetrope che in quello emmetrope, e sarà di tante diottrie in più di
quanto l'occhio è ipermetrope. Così, se un emmetrope per fuocheggiare a 33,33 cm usa 3 D di accomodazione,
un ipermetrope di 1 D dovrà usarne 4. Nell'occhio in cui l'ipermetropia
è corretta completamente, l'accomodazione esercitata è la stessa che nell'occhio
emmetrope; se invece l'ipermetropia è corretta solo parzialmente, l'accomodazione
sarà come quella dell'occhio emmetrope più la quantità dell'ipermetropia
non corretta; ad esempio: ipermetropia di 5,00 D, corretta 3,00 D, solita
visione a 33,33 cm, 2 D ipermetropia, 3 D accomodazione per 33,33 cm;
2 + 3 = 5 D di accomodazione totale. Convergenza e accomodazione nell'occhio
ipermetrope Così, in un occhio ipermetrope
di 2,00 D, se la visione si considera all'infinito, l'accomodazione sarà
di 2,00 D, e la convergenza 0; a 33 cm l'accomodazione sarà di 5,00 D
e la convergenza di 3 angoli metrici. . Il ragionamento si può continuare
per ipermetropie ipocorrette e l'eccesso di accomodazione rispetto alla
convergenza sarà sempre uguale alla parte di ipermetropia non corretta. Quanto detto presuppone una rigida
relazione tra accomodazione e convergenza; in realtà questo non è sempre
vero perché, come vedremo nel capitolo delle eterotropie, questa relazione
può essere più o meno facilmente dissociata, e varia anche con la quantità
di ametropia presente. |